Addio...
Il Salone del Libro va a Milano.
Povera Torino che ancora una volta deve rinunciare a quello che crea.
Qui sono nati il cinema, la radio e la televisione, rapinati da Roma.
Qui è nata l'automobile, prima di volare in Olanda.
Qui è nata la moda poi ghermita da Milano, che ora raddoppia e conquista una delle ultime invenzioni torinesi datata 1988, il Salone del Libro.
L’Aie, l’associazione degli editori italiani, ha deciso di fare i bagagli e trasferirsi nel place to be, l'unica città italiana in cui sta succedendo tutto. Anzi, l'unica città italiana, punto.
Su 32 presenti, 7 volevano restare sotto la Mole e ben 17 hanno deciso per il trasferimento.
Milano ha vinto. Si racconta che l'aria che si respirava al Lingotto era stantia, peggiorata dalle piastre per panini presenti ovunque.
Una manifestazione in cui i soliti grandi marchi stavano al centro e tutt'intorno, in cubicoli di un metro quadro, sedevano tristi i microeditori specializzati in complottismo e apparizioni mariane... la concretizzazione di un'assurdità: pagare un biglietto salato per comperare libri mainstream che al supermercato trovi con il 15% di sconto.